lunedì 6 febbraio 2012

Alan Beck e la sparizione dei gatti

Alan Beck è direttore del Centro di ricerca sul rapporto uomo-animale della Purdue University (Indiana). Ha pubblicato uno studio sulle possibili conseguenze della sparizione di tutti gatti.

Una ricerca del 1997 ha rivelato che in Gran Bretagna la media di prede catturate da un gatto in sei mesi è di 11 animali uccisi tra topi, uccelli, rane etc). E se in UK ci sono 9 milioni di gatti avremmo 9.000.000x11x2=19.800.000 prede non catturate in un anno. E' facile immaginare che in assenza di predatori i topi si moltiplicherebbero e provocherebbero un'enorme pressione predatoria su altre specie, come per esempio gli uccelli di cui predano le uova. Contemporaneamente ci si può aspettare che aumentino gli altri predatori non-gatti.

Già Darwin aveva compreso gli effetti a catena di una specie sull'altra. Aveva osservato come la maggiore diffusione di trifoglio pratense in alcune zone dell'Inghilterra potesse essere legata alla presenza dei gatti, noti cacciatori di topi, i quali a loro volta distruggevano i nidi dei bombi, principali impollinatori del trifoglio. Insomma, + gatti = - topi, - topi = + bombi e + bombi = + trifoglio. E non solo la densità dei bombi dipende dalla densità dei topi che a sua volta dipende da quella dei gatti: dal momento che l’abbondanza del trifoglio favorisce la crescita del bestiame e che la carne di bue dà vigore alla popolazione inglese ed in particolare ai suoi soldati, è ai gatti che dobbiamo successi militari della Gran Bretagna.

Per tornare al lavoro di Beck, non trascuriamo l'impatto emotivo della sparizione di tutti i felini: negli USA il 38% della popolazione ha un cane, contro il 34% che possiede un gatto (ma spesso i proprietari di gatti ne hanno più di uno)!


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